Corpi estranei nell'acqua potabile del Gran Sasso nelle immagini del Noe dei carabinieri FOTO

TERAMO – Detriti sommersi, grate arrugginite, sedimenti con granulometria sottile, corpi estranei e persino un cacciavite. Nelle immagini mostrate domenica dal TG3 e girate dai Carabinieri, sono state mostrate per la prima volta le ragioni che nei mesi scorsi hanno portato la Procura di Teramo a sequestrare i cunicoli che raccolgono l’acqua ad uso potabile dai Laboratori Nazionali del Gran Sasso. Si tratta di quel sistema di canali con portata d’acqua di 100 litri al secondo proveniente dal cuore della montagna, utilizzato fino al mese di dicembre del 2017 per rifornire l’acquedotto del Ruzzo. Si tratta proprio di quel sistema di canali che ad ogni emergenza ambientale veniva temporaneamente escluso, mandando a scarico l’acqua, e che dalla decisione cautelare del Ruzzo prima e poi dal provvedimento giudiziario della Procura di Teramo non viene al momento utilizzato. IL SERVIZIO. Il servizio di Roberta Mancinelli del TG3 rilanciato poi dalla TGR Abruzzo mostra in esclusiva ciò che hanno documentato le telecamere del Nucleo Operativo Ecologico NOE dei Carabinieri durante le indagini aperte dal procuratore di Teramo Antonio Guerriero. Attraverso l’utilizzo di rover telecomandati e del nucleo sub dei Carabinieri, le telecamere sono state calate nella galleria che raccoglie l’acqua “sotto sequestro”, documentando la presenza di corpi estranei che per la sicurezza dell’acqua potabile non dovrebbero essere lì: griglie e grate ossidate, sedimenti con granulometria sottile in una concentrazione del 30%, un cacciavite dimenticato, detriti sommersi nelle limpide acque che sgorgano dalla montagna. Con la presenza in studio di Augusto De Sanctis del Forum delle Acque, autore di numerosi esposti sulla sicurezza dell’acqua del Gran Sasso, il servizio del TG3 ha documentato i possibili danni ambientali su cui sta indagando la Procura di Teramo vagliando le posizioni di Strada dei Parchi, Infn, Lngs, Ruzzo, Gran Sasso Acqua e Prefetture di Teramo e L’Aquila. La Procura di Teramo per il momento, oltre ad aver iscritto nel registro degli indagati 24 persone per l’ipotesi di reato di inquinamento delle acque, ha disposto il sequestro del sistema d’interferenze ancora irrisolto dopo gli scandali del trimetilbenzene del 2002 e del diclorometano del 2016 e del 2017, tra le captazioni dell’acqua del Gran Sasso e l’acquedotto, sia sul versante aquilano, che principalmente su quello Teramano. Per riguadare il servizio: https://www.facebook.com/tg3rai/posts/10156911715448158